woman holding fork in front table

Perché mangiamo quando non abbiamo fame? Dal bisogno al cuore

Il cibo non risponde solo al bisogno dello stomaco: spesso cerca di placare qualcosa di più profondo. Dietro al gesto di mangiare in modo automatico si nasconde un messaggio: una fame che non riguarda solo lo stomaco, ma i sensi, la mente e soprattutto il cuore.

CRESCITA PERSONALE

Giovanna Gallina

9/3/20254 min read

black ceramic mug with brown liquid on brown wooden round table
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Mangiare è un gesto quotidiano, semplice e universale. Lo facciamo più volte al giorno, spesso senza pensarci, guidati dalle abitudini o dalla fretta.

Eppure, se ci fermiamo un momento, ci accorgiamo che non sempre portiamo il cibo alla bocca per una vera necessità dello stomaco.

Ti è mai capitato di aprire il frigorifero dopo cena, pur essendo già sazio?

O di sgranocchiare qualcosa mentre lavori al computer, senza averne davvero bisogno?

Non è una questione di debolezza o di scarsa forza di volontà. È un’esperienza comune e profondamente umana. Perché la fame non è una sola.

Non una fame, ma tante

Siamo abituati a pensare alla fame come a un segnale unico: lo stomaco che brontola, l’energia che cala, il corpo che reclama carburante.

In realtà, la ricerca e la mindfulness ci mostrano che la fame è un fenomeno molto più ricco e sfaccettato.

Esistono diversi tipi di fame, che coinvolgono i sensi, la mente, le emozioni e persino il cuore.

Ogni fame racconta qualcosa di noi: i nostri bisogni, i nostri desideri, le nostre fragilità.

Di queste forme di fame parleremo più nel dettaglio in un altro articolo. Oggi voglio soffermarmi su una delle più sottili e potenti: la fame del cuore.

La fame del cuore

La fame del cuore non ha a che fare con lo stomaco e non può essere saziata con il cibo.

Si manifesta quando cerchiamo in ciò che mangiamo qualcosa che appartiene al mondo delle emozioni, delle relazioni, della nostra interiorità.

Può accadere dopo una giornata difficile, quando cerchiamo conforto in un dolce.

Oppure in momenti di solitudine, in cui uno spuntino diventa un tentativo di riempire un vuoto.

In quei casi non è il corpo a parlare: è il cuore che chiede attenzione.

Il cuore tra scienza e simbolo

Dal punto di vista fisiologico, il cuore non è solo una pompa che distribuisce sangue. È un organo sensibile, in costante dialogo con cervello e sistema nervoso.

Gli studi sulla variabilità della frequenza cardiaca (HRV) mostrano come il battito cambi a seconda delle emozioni che viviamo: calma, gioia, ansia, stress.

Ma il cuore è anche molto di più. È simbolo di connessione, luogo del sentire e della presenza.

Quando parliamo di fame del cuore, parliamo del bisogno di amore, ascolto, riconoscimento: ciò che nessun alimento può davvero soddisfare.

Quando il cuore cerca cibo

Il cibo è accessibile, immediato, gratificante. Per questo diventa spesso una scorciatoia: un modo rapido per placare momentaneamente emozioni difficili.

Per un attimo funziona davvero: ci dà sollievo. Ma quello che lo stomaco riempie, il cuore lo lascia ancora vuoto.

Con il tempo, questo meccanismo può trasformarsi in un circolo vizioso: più ci affidiamo al cibo per gestire stati interiori, più rischiamo di confondere i segnali del corpo con quelli del cuore.

Riconoscerlo non significa giudicarsi. È piuttosto un invito ad aprire uno spazio di consapevolezza: capire che tipo di fame stiamo vivendo è il primo passo per prenderci cura di noi in modo diverso.

Dal “cosa mangiare” al “perché mangiamo”

La maggior parte delle persone concentra l’attenzione sul cosa mangiare: calorie, nutrienti, ricette, diete.

Tutto questo è utile, ma non basta.

La domanda che spesso dimentichiamo di porci è: “Perché sto mangiando adesso?”

  • È davvero lo stomaco che chiede energia?

  • Oppure sono la mente o il cuore a cercare qualcosa?

Questo semplice cambio di prospettiva ci permette di trasformare il cibo da carburante a linguaggio del corpo e dell’anima.

Il cuore come bussola interiore

Ascoltare la fame del cuore significa dare spazio ai nostri bisogni più profondi. Non si tratta di reprimerli, ma di riconoscerli e imparare a rispondervi in modi nuovi.

  • Se cerchiamo presenza, possiamo regalarci un momento di silenzio e respiro.

  • Se desideriamo vicinanza, possiamo cercare una relazione sincera, un contatto umano.

  • Se abbiamo bisogno di conforto, possiamo prenderci cura di noi stessi con piccoli gesti gentili: una musica che ci calma, una passeggiata, un abbraccio.

Il cibo può rimanere una scelta, ma non sarà più l’unico modo di rispondere a quella fame.

Conclusione

Mangiare senza avere fame non è un errore da correggere, ma un invito ad ascoltarci meglio.

Dietro a ogni gesto automatico si nasconde un messaggio: una fame che non riguarda solo lo stomaco, ma i sensi, la mente e soprattutto il cuore.

Riconoscere la fame del cuore significa smettere di cercare nel cibo ciò che non potrà mai darci: presenza, amore, connessione.

E aprirsi alla possibilità di nutrire non solo il corpo, ma l’essere umano nella sua interezza.

brown wooden blocks on white floor
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white light forming heart on snow field during night time
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BIbliografia

  1. Bays, J. C. (2009). Mindful Eating: A Guide to Rediscovering a Healthy and Joyful Relationship with Food. Shambhala Publications.

  2. Kristeller, J. L., & Wolever, R. Q. (2011). Mindfulness-based eating awareness training for treating binge eating disorder: The conceptual foundation. Eating Disorders, 19(1), 49-61.

  3. Thayer, J. F., Åhs, F., Fredrikson, M., Sollers, J. J., & Wager, T. D. (2012). A meta-analysis of heart rate variability and neuroimaging studies: Implications for heart–brain connections. Neuroscience & Biobehavioral Reviews, 36(2), 747–756.

  4. Van Strien, T. (2018). Causes of emotional eating and matched treatment of obesity. Current Diabetes Reports, 18(6), 35.